aree protette Quando esco di casa la mattina, l'aria frizzante, la stagione che cambia, i volti che incontro, sono elementi che spesso mi indicano una traccia. Capita che un suono, un odore, un colore, mi colgano di sorpresa dietro un angolo, incrociando altri esseri umani o sbirciando fugacemente un interno attraverso una porta socchiusa. E la giornata prende forma. Quando mi siedo allora, per iniziare il mio lavoro, gli elementi che ho sul mio banco, un pezzo di ebano, un filo d'argento, i pigmenti, quel pezzo di metacrilato traforato il giorno prima, si cercano. Possono organizzarsi in maniera armonica se la giornata รจ buona, discordante tra loro se sono irrequieta. Superfici cromatiche di rosso acceso, superfici cupe di ebano scuro, microcosmi azzurro-indaco: sono aree protette, ognuna a se stante dove potermi riposare. Non esiste filo logico tra un pezzo e l'altro se non il bisogno di sospensione momentenea, sono altre storie, cammei del mio stato d'animo. |